Per la serie “buona la prima”, mi sono cimentato in
questa delicata preparazione con risultati sorprendentemente incoraggianti. Fin
dal primo tentativo.
Buoni e belli allo stesso tempo.
Verrebbe da dire che il carciofo è, prima di tutto, un
fiore. Ed è anche un bel fiore: i suoi petali incorniciano un tenero bocciolo.
Un po’ di
botanica, allora.
La pianta del carciofo (Cynara cardunculus) appartiene
alla famiglia delle Asteraceae, della
quale fanno parte anche tarassaco, cardo, cicoria, girasole.
La caratteristica floreale è
quella di avere una infiorescenza raccolta in un capolino.
Quindi, per capirci, il carciofo, non
è un fiore, ma una infiorescenza, un insieme di tanti piccoli fiori raccolti in
un capolino.
In realtà il carciofo viene raccolto
prima che si sviluppi l’infiorescenza, e quelle che si mangiano altro non sono
che le bratee, ovvero le foglie
modificate (quelle color verde,o violetto) che accompagnano l’infiorescenza. La
peluria che si trova al centro altro non sono che i frutti (acheni) con il loro caratteristico
piumetto (pappo).
I cimaroli
(o mammole) sono i più pregiati, e
raggiungono la dimensione maggiore (oltre i dieci centimetri di diametro per il
carciofo romanesco IGT); gli altri capolini che crescono sulla pianta (di primo
e di secondo ordine) sono in genere più piccoli.
Per quanto occorrer possa, sono convinto che la
conoscenza anche botanica di una verdura, concorre ad una sua più appropriata
preparazione in cucina.
Torniamo ai Carciofi
alla Giudia
È un classico della cucina giudacico romanesca,
tradizionalmente preparata prima o dopo il digiuno per la Festa del Kippùr
(Giorno dell'espiazione). Festa che cade, appunto, nel periodo in cui in
commercio si trovano i migliori carciofi: i cimaroli o le mammole.
Si puliscono (“capano”) i carciofi, facendo loro assumere
la forma di un bocciolo; si strofinano con il limone e si imemrgono in acqua
acidulata poer prevenirne l’ossidazione.
Si friggono un aprima volta in abbondante olio di oliva a
fuoco moderato; si lasciano indi raffreddare completamente. Una volta
raffreddati con una forchetta si apre delicatamente il bocciolo e si procede
alla seconda cottura, questa volta a fiamma molto vivace, riponendoli con il
gambo in alto.
Una spruzzata di acqua ( o vino) freddo e un ultimo
passaggio in olio bollente conferiscono l’ultimo ttocco di croccantezza al
piatto.
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